Il vaccino è un dovere civile…

Il vaccino è un dovere civile: se la percentuale di adesione di insegnanti e dipendenti della scuola non dovesse essere alta, sarei assolutamente favorevole all’obbligo vaccinale. Sugli adolescenti la questione è molto più delicata: capisco le incertezze dei genitori e punterei più a sensibilizzare attraverso i pediatri.

Leggi l’intervista al nostro leader Giovanni Toti a Il Secolo XIX 👇

🔹Presidente, è favorevole al Green pass obbligatorio anche per il personale scolastico?
«Se ci sono zone o regioni in cui le percentuali di vaccinazione sono più basse, è evidente che va esteso anche a loro l’obbligatorietà del Green pass. Il vaccino è un obbligo civile, e da una categoria che educa i nostri ragazzi mi aspetto un’adesione massiccia e volontaria. Se così non fosse, sarei assolutamente a favore dell’obbligatorietà, anche per un altro motivo».

🔹Quale?
«Per salvaguardare gli insegnanti stessi, che sono i più a rischio in comunità di persone non vaccinate, come quelle degli studenti under 12».

🔹Però, secondo i report del governo, in alcune regioni l’adesione è ancora bassa. Servono iniziative specifiche prima dell’obbligo?
«Dagli ultimi dati che abbiamo, in Liguria non siamo affatto bassi, superiamo l’80% del personale scolastico che ha ricevuto almeno una dose. I numeri che abbiamo ci dicono che non servono linee vaccinali dedicate, ci sono già gli Open day. Poi è ovvio che a ridosso dell’avvio dell’anno scolastico, a fine agosto, le regioni potrebbero prevedere sportelli vaccinali dedicati, senza prenotazione, per il mondo della scuola. Anche per i supplenti che arrivano da fuori».

🔹È favorevole anche all’obbligatorietà del vaccino per gli studenti sopra i 12 anni?
«Mi fido della scienza e di agenzie come Ema e Aifa, e quindi sono convinto che dai 12 anni in su ci si possa vaccinare. In questo caso, però, la questione è più complessa e delicata, capisco le incertezze dei genitori e punterei più a sensibilizzare attraverso i pediatri. Ma vaccinarsi è importante anche per i più giovani, perché anche loro si ammalano e anche loro hanno diritto ad essere sani, a tornare a scuola e alla vita. Rispetto all’obbligo c’è poi il problema di soggetti che non decidono da soli, ma sulla base della volontà di due genitori che possono avere anche pareri diversi. Ciò crea evidenti problemi».

🔹È immaginabile eliminare l’obbligo di mascherina in aula, davanti a un’adesione alta al vaccino?
«Se ci fosse una vaccinazione massiccia anche tra gli studenti sopra i 12 anni, credo di sì. È vero che però poi avremmo un paradosso, visto che gli studenti più piccoli, che non possono ancora vaccinarsi, sarebbero costretti a tenerla».

🔹Qual è la soglia di vaccinati che bisognerebbe raggiungere nel mondo della scuola per essere sufficientemente tranquilli?
«Servono classi con un’adesione sopra l’85 per cento. Una soglia che vale per tutti gli ambienti».

🔹Per garantire la didattica in presenza serve anche un potenziamento del trasporto pubblico?
«Assolutamente sì, aumentare la capienza dei mezzi è una necessità. Oggi abbiamo un pezzo di trasporto ancora al 50% e con queste percentuali non possiamo garantire la scuola in presenza. Il sistema degli orari differenziati, come abbiamo visto lo scorso anno, non funziona. Anche in questo caso, però, è decisivo il vaccino».

🔹In che senso?
«Se vogliamo eliminare la didattica a distanza, bisogna aumentare la capienza dei mezzi pubblici. Ma per fare ciò, bisogna vaccinare ancora di più. Si torna sempre lì: il vaccino è un dovere civile. E, senza vaccinazioni, rischiamo di negare ancora ai ragazzi il loro diritto allo studio in presenza: non possiamo permettercelo»

Scroll to top