LE NOSTRE INFRASTRUTTURE STANNO CROLLANDO A PEZZI, OCCORRE INTERVENIRE SUBITO CON UN PIANO STRAORDINARIO PER RICOSTRUIRE L'ITALIA!
QUESTE SONO LE NOSTRE PROPOSTE:
Da anni in Italia si parla di ricognizione del sistema infrastrutturale strettamente connesso al problema ambientale, ma quasi nulla è stato fatto.
Per evitare che il Paese continui a programmare uno sviluppo economico in maniera improvvisata e non coordinata, in rallentamento e non in crescita, è necessario che - prima di qualsiasi investimento e programmazione - si conosca il passato, il presente e il futuro delle nostre strade, dei nostri ponti, delle nostre ferrovie, dei nostri aeroporti e in generale che si abbia un quadro completo delle potenzialità infrastrutturali del nostro territorio.
I procedimenti autorizzativi, di durata infinita e dipendenti da una molteplicità di soggetti, costituiscono una delle più rilevanti criticità nella realizzazione di infrastrutture in Italia.
Dai ritardi e dalle incertezze delle procedure dipendono gli incrementi dei costi, le riserve degli appaltatori, l’incremento delle tariffe e soprattutto il c.d. “rischio amministrativo” che allontana investitori e finanziatori. È un rischio non gestibile nell’ambito dei contratti pubblici: le decisioni sono esogene e non prevedibili, le variabili sono innumerevoli e non controllabili.
Occorre quindi una strutturale semplificazione delle procedure, attraverso una semplificazione del codice dei contratti e delle normative di settore che: 1) riduca il numero dei passaggi e i tempi che devono essere perentori con ritardi sanzionabili; 2) limiti il numero di decisori senza per questo rinunciare a strumenti partecipativi strutturati (dibattito pubblico, accordi di programma, ecc.); 3) responsabilizzi i soggetti istruttori e deputati alla decisione, introducendo meccanismi di silenzio assenso, sanzionando i ritardi e limitando le sanzioni per i funzionari pubblici ai casi conclamati di dolo e/o colpa grave.
Investimenti in interventi di manutenzione straordinaria e nuove opere richiedono risorse non facilmente individuabili nel bilancio pubblico. La realizzazione di un piano infrastrutturale deve dunque passare attraverso il ricorso al mercato, con l’utilizzo serio e responsabile del project financing (contratti certi, corretta allocazione dei rischi) e mediante procedure di gara che siano effettivamente competitive.
Il pubblico deve fare bene (e molto meglio) il pubblico, vigilando e controllando le attività affidate al privato, che è in grado di operare con logiche industriali più operative ed efficienti. L’intervento diretto del pubblico ha senso solo dove non ci sono effettive condizioni di mercato che rendono remunerativi gli investimenti dei capitali privati.
Un sistema coordinato implica un sistema organizzato su autonomie gestionali che si interconnettono in un sistema paese rinnovato.
La sussidiarietà gestionale è la svolta anche nello sviluppo delle infrastrutture.
La gestione regionale dei sistemi infrastrutturali è la vera garanzia di controlli mirati e di efficientismo economico connesso con la storia e l’esigenza del territorio.
Le esperienze regionali in tal senso hanno creato sviluppo, occupazione, e soprattutto ricchezza distribuita in modo compatibile.
Il clientelismo politico fatto da investimenti sclerotizzati, motivati solo dagli interessi elettorali locali dei governanti in carica in un dato momento, deve finire.
La distribuzione delle risorse deve essere frutto di un sistema di progettualità oggettiva, dove la programmazione economica connessa con la valorizzazione delle capacità imprenditoriali, devono essere alla base della divisione delle risorse nazionali.
In sostanza, si deve pensare a consolidare le forze economiche esistenti e con una programmazione fortemente motivata, prevedere delle occasioni di sviluppo nuovo.
La rete ferroviaria italiana, nella quasi totalità in concessione a RFI (sino al 2060), ha necessità di essere urgentemente completata in tutte le tratte essenziali riguardanti il progetto dell’Alta Velocità come da programma in corso: direttrice Est-Ovest – corridoio 5, terzo valico Milano-Genova e Roma-Bari.
La nostra rete necessita inoltre di una puntuale riqualificazione delle linee regionali dedicate ai pendolari che negli ultimi decenni sono state purtroppo trascurate. Il trasporto pubblico locale, vera emergenza della nostra mobilità, va ricollocato in un contesto regionale e provinciale, ma con un supporto nazionale che preveda la rigenerazione di una mobilità ecologicamente compatibile. A tal fine devono essere attuate semplificazioni nelle procedure, punto dolente di ogni intervento infrastrutturale in Italia.
È indispensabile che lo Stato, tramite RFI, garantisca una programmazione a lungo termine delle risorse necessarie, abbandonando il modus operandi dell’intervento straordinario ed emergenziale diventato la costante negli ultimi decenni.
Il centralismo delle Ferrovie dello Stato non è certamente la soluzione del problema. Favorire economie di mobilità su rotaia che si interconnettano con il resto del sistema di mobilità deve essere invece l’impegno economico su cui supportare le nostre autonomie locali.
Un paese come l’Italia, che oltre al trasporto pubblico locale generato da un pendolarismo economico importante deve preoccuparsi anche delle connessioni che sono essenziali alla valorizzazione del nostro patrimonio turistico, ambientale e culturale, non può più tollerare la vetustà di numerosi treni.
Rinnovare la flotta dei treni del nostro Paese è riconoscere dignità ad ogni forma di pendolarismo e rappresenta l’immagine di un Paese che merita di essere visitato senza indugio e senza vergogna dagli italiani e da tutti gli stranieri che ancora vogliono sperimentare la “Meta Italia” per i loro interessi ambientali e culturali.
È inoltre indispensabile superare l’attuale gap esistente nel trasporto locale tra la domanda in costante crescita e i servizi offerti. L’afflusso quotidiano di pendolari dalla provincia ai grandi centri urbani e la loro vivibilità dipende in gran parte dall’efficienza del servizio ferroviario. Per questo motivo è assolutamente indispensabile che lo Stato, le Regioni, le imprese ferroviarie operanti nel settore accelerino il programma di ammodernamento della flotta dei treni regionali.
Il sistema autostradale italiano ha un vantaggio straordinario rispetto a gran parte dei paesi europei. Può infatti utilizzare le risorse dei privati, che dovrebbero essere impiegate per renderlo un sistema sicuro e moderno e – soprattutto – per permetterne l’evoluzione diventando protagonista dei grandi e imprescindibili cambiamenti dei sistemi di mobilità, verso le emissioni zero e la guida autonoma.
Occorre ripensare al sistema delle concessioni, partendo dagli errori del passato, obbligando realmente i concessionari a investire nel cambiamento infrastrutturale (autostrade elettrificate, intermodalità, smart road) per avere remunerazioni finalmente congrue. È necessario rivoluzionare il concetto di “concedente pubblico” (che sia statale o regionale) verso livelli di efficienza e professionalità nei controlli e nella vigilanza, con strumenti contrattuali di sanzioni e penali in linea con i contratti internazionali. Le procedure pubbliche di individuazione dei concessionari autostradali devono diventare la strada maestra.
Le strade e le autostrade del futuro saranno percorse da veicoli senza conducente, con motori elettrici in grado di ricaricarsi dinamicamente durante il percorso. L’Italia, con la sua realtà industriale e manifatturiera, deve essere protagonista di questa grande fase di ricerca e sviluppo, senza aspettare che siano gli altri Paesi - con i loro sistemi industriali - a partire per primi.
Sul piano istituzionale, occorre rafforzare il supporto allo sviluppo dei sistemi innovativi (electric roads, smart roads) a livello internazionale, attivando in primis la collaborazione con gli altri Paesi europei.
Sul piano industriale, rafforzare/definire rapporti di collaborazione con i soggetti protagonisti delle innovazioni tecnologiche anche tramite l’utilizzo concreto di fondi comunitari, spingendo gli stakeholder nazionali a investire nelle sperimentazioni in corso, per garantire lo sviluppo di iniziative sostenibili e diventare competitivi nelle soluzioni tecnologiche del futuro, definendo modelli di business congruenti con le esigenze del mercato.
Il sistema aeroportuale del nostro Paese cosi come il sistema dello sviluppo e della incentivazione delle tratte aeree, non può essere lasciato alle esuberanze imprenditoriali di qualche operatore più o meno lungimirante.
Le connessioni portuali e aeroportuali devono essere programmate tenendo conto del futuro sviluppo economico del nostro Paese e soprattutto della volontà di un rinnovato rilancio turistico e culturale dell’Italia.